l’esito, alla fine è uguale per tutti: che tu sia la memoria di una goccia d’acqua, o che tu sia la valigia temporanea dentro cui sono infilate alla rinfusa tonnellate di memorie e ricordi
I leoni di Sicilia è un romanzo moderno, verista, impeccabile. Ed è anche un romanzo che riscatta il cliché drammatico delle saghe familiari siciliane. Impossibile non pensare per contrasto ai Malavoglia, ai tanti poveri pescatori e contadini che sono rimasti, nei secoli, poveri pescatori e contadini. La rivoluzione sociale rappresentata dai Florio è un cazzotto nell’occhio, per la sua crudezza e il suo cinismo. E se si può imputare qualcosa alla storia, è di aver omesso scorciatoie legali e illegali che nel corso della loro epopea i Florio avranno dovuto per forza di cosa combinare, per arrivare laddove sono arrivati.
Devo però fare una premessa, a parziale giustificazione del mio giudizio: non mi piacciono i gialli né i thriller soprattutto se sono fini a sé stessi, a riprova basti pensare che non ho mai più letto una riga di Stephen King dopo aver letto da adolescente Christine la macchina infernale.
Ho impiegato dieci anni prima di trovare il coraggio di leggere Acciaio. Ricordo quando cominciò ad avere successo. Piegai le labbra con sufficienza vedendo crescere il miracolo editoriale dietro casa mia: pensai alla solita raccomandazione, al solito caso editoriale prodotto a tavolino, all’impossibilità che dalla provincia più provincia che mai potesse scaturire un capolavoro in grado di vincere premi a ripetizione, fino a sfiorare la vittoria dello Strega.
Lucertole di Laura Minguell Del Lungo è uno di quei libri che andrebbero letti. A prescindere. Non perché è scritto bene (ma lo è), per la trama (eppure fila bene ed è coerente fino all’ultimo), o per l’umorismo o il cinismo che lo contraddistingue. E nemmeno per l’azzeccatissimo e osmotico paragone tra lucertole e medici rianimatori-anestesisti.
Lungi da noi entrare nel merito delle limitazioni imposte per le zone rosse in questa seconda emergenza Covid-19. O dei parametri presi in considerazione per determinare un colore piuttosto che un altro. Ci permettiamo soltanto di fare una brevissima riflessione su due punti: il primo riguarda la debolezza che scaturisce dall’interpretabilità delle norme, il secondo invece l’arretratezza culturale di fronte alla sostenibilità.
…La vide danzare tra i meli e il destino diretta al centro del campo, dove il contadino aveva lasciato la scala di legno più vecchia e traballante. Un passo dopo l’altro, leggera come una piuma, la invidiò, mentre lei, senza alcun timore, saliva infiniti gradini. Aurora, troppo leggera, a causa del vento svolazzava ora di qua ora di là e una volta giunta alla fine rimase attaccata all’ultimo gradino reggendosi solo con la mano sinistra. Quando mollò la presa, si librò nel cielo serena come un palloncino nell’aria limpida. Da lontano gli sorrideva facendo segno di seguirla, ora che lui era rimasto lassù, più in alto di lei, immobile sul curvone piovoso, sospeso sotto un cielo limpido e soleggiato, che di colpo però sparì per far posto a due lune, simmetriche e lontane… https://bookabook.it/libri/lanima-dei-sassi/
Oggi vorrei segnalarvi il romanzo di esordio di Francesca Bognolo, “Le regole della risonanza” uscito in libreria da pochi giorni con l’editore bookabook. Avendolo preacquistato in formato ebook, ho potuto leggerlo con qualche settimana di anticipo, anzi è il libro che mi ha piacevolmente accompagnato verso la fine dell’estate.
La storia è ambientata in un paesino di montagna, non una località turistica di primo piano, di quelle blasonate, piuttosto un luogo di villeggiatura che potremmo definire “da tranquillo campionato di serie B”. E nonostante il nome vero non venga mai citato, alla fine del libro ho scoperto che era esattamente il paesino che mi ero immaginato fosse (quindi bravissima l’autrice ad aver reso bene atmosfera), dove da piccolo avevo fatto una settimana bianca abbastanza insoddisfacente.
L’autrice pennella abilmente caratteristiche e cultura dei paesini di montagna, scandite dalle stagioni turistiche, con le loro debolezze e le loro certezze pronte a sgretolarsi al primo temporale di fine estate. Credo che Le regole della risonanza sia un affresco verista e spietato di queste località che puntellano le nostre alpi e il nostro appeninno. E credo che aver saputo cogliere e fotografare queste quotidianità sia il pregio più grande di questo libro.
Anche la protagonista è come il suo paese: vivacchia nel suo mondo ristretto senza troppe ambizioni, rimanendo sempre all’ombra di qualcosa o di qualcuno. Finché nel paesino piomba una troupe cinematografica che sconvolge la sua vita, rompendo il guscio dell’indolenza e trasformandola completamente.
Sarà una metamorfosi e una maturazione sia esteriore che interiore, perché Ada nel frattempo farà luce anche nel suo passato, sciogliendo i nodi familiari e quelli legati ad amicizie e inimicizie che si sono venuti a creare nel corso degli anni.
Una storia che si legge davvero volentieri, inserita in un paesaggio montano di cui si sentono i profumi e si vedono i colori. Ottimo esordio narrativo.
“Ma dove lo trovi il tempo per scrivere un romanzo?” Ecco un’altra delle domande più comuni che mi vengono rivolte quando spiego il mio progetto letterario e racconto il mio romanzo L’anima dei sassi.
l’esito, alla fine è uguale per tutti: che tu sia la memoria di una goccia d’acqua, o che tu sia la valigia temporanea dentro cui sono infilate alla rinfusa tonnellate di memorie e ricordi
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